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1 – L’anello della Piana

1 – L’anello della Piana

All’ombra di acacie e querce, tra ginestre e rose canine, un percorso sulle prime colline dell’Oltrepò Pavese. La Piana, Mondondone, Pontasso.

 

Veduta sulla Pianura Padana dalla Piana di Codevilla (Pv)

I sentieri di collina hanno peculiarità rassicuranti, benché non risparmino fatiche e stupori, in ogni stagione, ad ogni ora del giorno. Il loro essere “a misura d’uomo o di donna soli con cane”, sta nelle colture, sempre presenti. Le vigne a volte li inglobano, altre volte li lambiscono o vi spuntano improvvise dopo un tornante. Sono il lietmotiv di molte passeggiate possibili, rassicurante, appunto, perché denuncia la presenza di umani, anche se non sono lì nel momento in cui passiamo, ci sono stati o torneranno a breve, certezza che mette in fuga il timore di perdersi.

 

Ginestre

Ginestre lungo il percorso

Ed è qui, l’aspetto dello smarrimento, un tasto dalla duplice valenza: capita sovente di smarrirsi emotivamente davanti a paesaggi di bellezza insospettabile, in profumi inebrianti ed evocativi, nell’alternanza di luce ed ombre di sottoboschi che si aprono all’improvviso su prati selvaggi, ma, capita, altrettanto spesso di perdersi nel vero senso della parola. Ci si perde perché il sentiero suggerito da applicazioni o guide, sperimentato e tracciato da qualche amante del trekking e delle colline, diventi a tratti inesistente, fagocitato dalla fitta vegetazione, o da piccole frane che, il fragile assesto geologico oltrepadano, conta numerose.

Ecco dunque il primo consiglio per l’approccio ai numerosi percorsi davvero di rara bellezza nelle terre d’Oltrepò: partire sempre con più tempo a disposizione rispetto a quello indicato nelle note tecniche: potrebbe succedere di doversi reinventare esploratori, cercando alternative, tornando indietro, svoltando dove non era previsto, con l’aggiunta soddisfazione di aver creato un percorso nuovo, inedito, altrettanto effimero di quello già pubblicato, ma altrettanto allettante.
Altro consiglio è di astenersi nei giorni immediatamente successivi a grandi piogge: il fondo sul quale si cammina è argilloso, in alcuni tratti senza un filo d’erba, spesso in pendenza, il fango potrebbe renderlo pericoloso o inagibile.

 

Mondondone

Mondondone

 

L’itinerario

È un percorso che, nella bella stagione, è praticabile per lungo periodo, anche in piena estate, poiché per almeno tre quarti si sviluppa in zone ombrose, attraversando boschetti o godendo di naturali delimitazioni di acacie, querce, cerri.
Si parte dalla frazione Piana di Codevilla e, su una carrareccia, questa sì ben delineata, ci si dirige verso Mondondone, raggiungibile in meno di mezz’ora. Già dopo pochi metri dall’abbandono delle ultime case della minuscola frazione, il percorso sale, garantendo larghe vedute sulla pianura sottostante che, nelle giornate più terse appare azzurrina e lascia individuare il cupolone di Pavia e, più in là, verso nord-est, il meno distinto agglomerato grigio dei palazzi di Milano.

In questa stagione è un tripudio di colori e di profumi: il verde è intenso come a maggio sa essere, le acacie, le ginestre, le rose canine, sono fiorite esprimendosi all’olfatto, anche il meno sensibile, nell’inebriante mescolanza odorosa che parla di macchia mediterranea, eppure siamo qui, nel profondo nord e il mare è tutta un’altra storia.

Ginestre

Ginestre nel paesaggio di Mondondone

Giunti a Mondondone, si può decidere di fermarsi per conoscere questo borgo che ha peculiarità sorprendenti: vi cresce con successo l’ulivo e, davvero, aggirandosi tra gli orti e abbracciando con lo sguardo le campagne, l’impressione è di trovarsi di qualche parallelo più a sud. Miracoli del “microclima”. Ma Mondondone ha anche emergenze storico-culturali degni di nota: avvolto intorno alla collina, intatto nel suo impianto medievale, custodisce i resti del castello, uno tra i più antichi della provincia di Pavia, la chiesa di San Bartolomeo e storie possibili da ascoltare, circa i natali che vi ebbe Fra Girolamo da Mondondone, musico seicentesco oggetto di importanti studi in materia, o su vini e vita in campagna, spingendosi alla Tenuta La Rocchetta.

Proseguendo il sentiero, tenendosi sulla sinistra al primo bivio che sembra ingannevole, inizia un tratto davvero interessante e vario. La veduta vezzeggia l’agglomerato di Mondondone da un’angolazione inedita che, a più riprese, si ripresenta tra le fronde dei carpini, e il cammino, tutto in discesa, s’inoltra in un bosco ombroso animato dal concerto degli uccelli e dal fruscio di ramarri tra l’erba. Proseguendo, sempre in discesa, ora nel bosco, ora in mezzo alla radura, si arriva alla località Pontasso dove, se si è organizzata la visita, si può entrare nel piccolo oratorio dedicato alla Madonna del Pontasso, di origine molto antica e che custodisce un ciclo di affreschi quattrocenteschi di recente restauro. Non è difficile accedervi. In Comune a Codevilla o alla parrocchia di Torrazza Coste è facile avere indicazioni sul da farsi.

Gli affreschi quattrocenteschi nell’oratorio della Madonna del Pontasso

 

L’ultimo tratto, per ritornare alla Piana, sarebbe stato piuttosto corto, attestando l’intero percorso sui 5 km di lunghezza. Promessa che non è stata mantenuta per le imprevedibili di cui sopra. Nessun sentiero praticabile esiste più da Pontasso alla Piana.
Ma senza scoraggiarsi, abbiamo proseguito dritto sulla strada asfaltata, fin oltre l’incrocio per Buffalora. Sulla sinistra, dopo poche centinaia di metri dall’incrocio, abbiamo intravisto una carrareccia piuttosto larga, delimitata da vigne a destra e bosco a sinistra. L’abbiamo percorsa a “intuizione” lasciandoci suggerire dalla visuale ampia che favorisce l’orientamento tramite, anche, i campanili di Codevilla e Torrazza. Una deviazione che ha abbondantemente raddoppiato la lunghezza totale, riportandoci a metà della lingua d’asfalto sinuosa che congiunge Codevilla alla sua frazione Piana. Un ultimo piccolo sforzo e l’anello si è chiuso.

La mappa del percorso

Mirella Vilardi

Oltre Edizione Speciale