Arte per tre generazioni
Sarà inaugurata sabato 7 luglio, nel castello di Borgo Adorno, la mostra “Parrocchetti. Tre generazioni di Artisti. Antonio Clemen Alessandro” che ripercorre, attraverso le opere di tre componenti della stessa famiglia, oltre un secolo di storia dell’arte e del Paese.
L’iniziativa rientra nelle attività volute e organizzate dall’Associazione “Archivio Clemen Parrocchetti” nata per mantenere vivo il clima della Casa Museo dell’artista inaugurata nel settembre 2017 e che si pone come scenario di mostre personali e collettive, concerti, convegni e dibattiti, ad attività didattiche.
Le tre generazioni a cui è dedicata la mostra, curata e che sarà presentata da Philippe Daverio, sono rappresentate da Clemen, dal padre Antonio, acquarellista, e dal cugino di Clemen, Alessandro, scultore.
Tre diversi percorsi artistici che si articolano in un arco temporale di oltre un secolo, dalla fine del 1800 ai giorni nostri, all’interno di una medesima famiglia con produzioni artistiche di notevole spessore.
Nata a Milano nel 1923, Clemen Parrocchetti ha vissuto e lavorato prevalentemente a Milano e a Borgo Adorno. Terminati gli studi classici, dopo essersi sposata e dopo quattro figli, si iscrive all’Accademia di Brera dove si diploma nel 1955. Successivamente frequenta corsi internazionali di grafica ad Urbino. Dal 1957, anno della sua prima rassegna alla Galleria Spotorno di Milano, espone in circa cinquanta mostre personali in Italia e all’estero riscuotendo sempre ampi consensi di critica e di pubblico.
Numerose anche le sue presenze a mostre collettive con notevoli riconoscimenti tra cui il primo premio Pirandello ad Agrigento (1977), la mostra a Pavia al Collegio universitario Cairoli (1977), la partecipazione nel ’78 alla Biennale di Venezia e sempre nello stesso anno al Premio Internazionale Michetti a Francavilla a Mare, nel ’79 a Palazzo Diamanti di Ferrara, nell’82 alla Muestra Internacional de arte Grafica a Bilbao (Spagna), nell’87 a Ottawa (Canada), nell’88 al Grand Palais Femmes Artistes a Parigi, nel 2003 personale al Museo di Storia Naturale a Milano, nel 2005 “Sul filo della lana” curata da Philippe Daverio a Biella, nel 2006 “Filo di Clemen” a Palazzo Spinola di Rocchetta Ligure (Alessandria), nel 2008 all’Istituto Italiano di Cultura a Stoccolma (Svezia) e, sempre nel 2008, “Miti al femminile” a Palazzo Guidobono di Tortona, nel 2015 “Vivere la vita sempre” alla Galleria Cortina di Milano.
Antonio Parrocchetti nasce nel1876, quindi ancora nel XIX secolo, anche se le sue opere, prevalentemente acquerelli sono di impronta novecentesca. Militare di carriera, partecipa a ben tre guerre pur essendo di indole assolutamente mite, portato alla contemplazione estetica che si estrinseca nei suoi album di acquerelli nei quali rappresenta la realtà contingente che lo trova spettatore. Troviamo così scene al fronte e famigliari, paesaggi marini, di campagna, delle sue case, dei suoi viaggi, viaggi degli anni ’20 e ’30, e così via, descritti con un tratto sicuro e con colori per lo più sereni, raramente drammatici. Particolare l’abitudine di inviare a parenti e conoscenti cartoline dipinte in cui Antonio rappresenta il momento, scene di vita famigliare o dei luoghi in cui si trova, piazze di Venezia, Roma, Vienna, pescatori sulla spiaggia con le reti, barche, gondole, pastori con le greggi, i suoi cani, ecc.. Gli amici più cari diventano così suoi importanti collezionisti. Nella mostra in programma nell’estate 2018 sono esposti numerosi dipinti frutto anche di un laborioso lavoro di ricerca presso appunto i discendenti dei destinatari delle sue cartoline.
Antonio è padre di Clemen che fin da bambina viene introdotta nel mondo della pittura che sarà la costante fino ai suoi ultimi giorni.
Alessandro Parrocchetti è nato a Milano nell’immediato dopoguerra, vive e lavora a Milano e Morazzone (Va). La sua creatività si esplicita in età matura durante viaggi in cui raccoglie oggetti di vario genere sulle spiagge, sul fondo marino, in angoli abbandonati, oggetti che vengono poi assemblati e modellati nelle forme più disparate. In particolare gli elementi metallici richiamano la sua attenzione e lo portano a realizzare opere anche di grandi dimensioni con frequenti richiami alla mitologia e al mondo classico. Scrive Hans de Clercq nella prefazione alla personale presso la Galleria Blanchaert nel 2002 “Alessandro Parrocchetti ama il mare, la Grecia pre classica, Capri, i cavalieri teutonici e un mondo che non esiste se non in frammenti. Le sue sculture traducono in strumenti meccanici, già congegni di trattori, automobili, trebbiatrici ed altre macchine avveniristiche nello scorso millennio, questo pensiero estetico, archeologico, ma successivo a Picasso e posteriore a Mirò. Fanno pensare a sculture africane con la loro espressività solenne, figure di animali, teste di antilopi o di uccelli, ma anche figure antropomorfe che nascono dalla ricomposizione e dall’accostamento inventivo di oggetti comuni, aste o lastre di ferro, molle, anelli, tubi appartenuti ad altri corpi e ad altre vite. Ci sembra di conoscerle già queste facce con occhi sgranati e saggi, lunghi becchi sapienti e corpi verticali e leggeri perché le forme arcaiche dell’arte non sono mai lontane dalla superficie della coscienza, sono solo acquattate, appena sottostanti, sempre pronte ad emergere quando si smonti l’ordine abituale delle cose”. Alessandro è nipote di Antonio e cugino di Clemen.
La mostra sarà inaugurata sabato 7 luglio alle ore 17,30 e sarà visitabile, a ingresso libero, nelle seguenti date:
Sabato e Domenica 14 e 15 luglio, ore 10-18
Sabato e Domenica 28 e 29 luglio, ore 10-18
Sabato e Domenica 11 e 12 agosto, ore 10-18
Sabato e Domenica 25 e 26 agosto, ore 10-18
Sabato e Domenica 8 e 9 settembre, ore 10-18
Sabato e Domenica 22 e 23 settembre, ore 10-18