Il volo dell’anima: l’arte di Marco Magrini tra realtà e immaginazione
Figure sospese nello spazio, volano, galleggiano, planano o nuotano, sfidano le leggi della gravità e della realtà.
Nuotando nel fiume giallo è un disegno con una figura umana sospesa in un campo di colore giallo, trattenuta da una sottile linea rossa legata alla vita. Marco Magrini me ne fece dono circa dieci anni fa. In quel periodo, con Lia Giachero, lo incontrammo più volte nel suo studio a Milano e nella casa estiva a Zavattarello, per un servizio che in seguito avremmo pubblicato su Oltre. Vennero poi una sua mostra a Spaziotemporaneo, un’altra mostra, collettiva, sui libri d’artista a Tortona, e le nostre frequentazioni benché diluite nel tempo si affrancarono ad una sincera amicizia.
La figura umana che galleggia o fluttua in un vuoto apparente è una delle opere di Magrini, frutto di una profonda riflessione interiore. L’immagine trova connessioni con il concetto di L’anima che nuota e rimanda ad una dimensione intima e personale, ma richiama anche le letture, le storie, i luoghi che Magrini ha sempre frequentato. Questa in particolare suggerisce tangenze con uno scritto di Henri Michaux, artista, scrittore, poeta e viaggiatore, che ha esplorato i confini dell’anima e della percezione. Così come fece Michaux, con il suo sguardo critico ed enigmatico, anche Magrini ha indagato l’esistenza umana come un aquilone che sfida il vento, sospeso tra cielo e terra, in bilico tra realtà e immaginazione.
Il corpo umano si fa tramite per raccontare la condizione esistenziale e la tensione tra il concreto e l’immateriale. L’anima che nuota è metafora di libertà, ma anche di fragilità, di un equilibrio precario tra il sogno e la realtà, tra il volo e il ritorno a terra.
L’elemento della sospensione è solo uno dei tanti “collegamenti impensabili” che Magrini amava creare tra il visibile e l’invisibile, tra l’arte e la vita, in una continua ricerca di significati nascosti e connessioni lontane.
La mostra “Collegamenti impensabili” di Marco Magrini, inaugurata giovedì 6 marzo 2025, è un tributo profondo e stimolante all’universo creativo dell’artista, e si inserisce all’interno di un percorso espositivo che, dopo la sua scomparsa, rende omaggio alla sua capacità di mescolare memoria, realtà e immaginazione, leggerezza e pesantezza. L’esposizione, ospitata presso Spaziotemporaneo, la galleria d’arte in via Solferino a Milano, raccoglie una selezione di opere di scultura, disegno e pittura, espressione della ricerca estetica e del linguaggio artistico di Magrini.
È un viaggio che conduce tra mari profondi, cieli lontani e spazi indefiniti, in cui la materia si trasforma in memoria e la memoria prende forma in nuovi mondi da esplorare. Come scriveva lui stesso, “importante è raccontare, con qualsiasi mezzo,” e così l’arte di Magrini si è trasformata in una lingua universale, capace di tradurre i grandi temi dell’esistenza umana in un linguaggio visivo che, proprio come le sue figure sospese, ci costringe a guardare al di là della superficie delle cose. Un viaggio tra visioni e riflessioni che, come le immagini di Michaux, è tanto affascinante quanto enigmatico, e che ci invita a navigare tra le linee sottili che separano il mondo tangibile da quello dell’immaginazione.
L’arte di Marco Magrini: un racconto che va oltre la superficie
Il titolo stesso della mostra, “Collegamenti impensabili”, riflette l’approccio libero di Marco Magrini nei confronti dell’arte e della vita. Come suggerisce Lia Giachero nel testo che accompagna il catalogo della mostra, Magrini ha sempre creduto che un’opera d’arte debba raccontare storie e aprire possibilità che vanno oltre il visibile. La sua arte non è mai stata fine a sé stessa, ma un mezzo per esplorare mondi inediti, per stabilire legami tra oggetti, forme e concetti che, a prima vista, sembrano distanti, quasi inconciliabili. Da questo punto di vista, i “collegamenti impensabili” non sono solo concetti da applicare alle sue opere, ma anche un modo di pensare l’arte e la vita stessa.
La sua carriera artistica è stata infatti una continua esplorazione di temi universali, dalla mitologia alla filosofia, dalla memoria storica alla riflessione sulla condizione umana. I lavori esposti in questa mostra offrono uno spunto per rientrare nell’immaginario di Magrini, ricco di riferimenti colti e di suggestioni provenienti da una molteplicità di ambiti. Il suo desiderio di “vedere oltre la superficie delle cose” è emerso in modo evidente in ogni fase della sua produzione, che ha spaziato dalla scultura, alla pittura e alla scrittura.
“Megattere” e “Isole felici?”: tra mare, leggerezza e memoria
Un primo gruppo di opere in mostra è quello delle Megattere, realizzate nel 2014. Questi lavori sono la prosecuzione di un ciclo precedente dell’artista, “Pesci veloci” (2008), ma con un’impronta più evidente e una rinnovata forza espressiva. Le Megattere sono grandi fogli nei quali acrilico, inchiostro, pastelli e olio si mescolano in una vivace gamma di colori dai forti contrasti. Ma più che il mare, l’elemento evocato è la leggerezza, quasi un volo sospeso nell’acqua. Magrini ha sempre sostenuto che volare rappresenti la sintesi perfetta di leggerezza e pesantezza, e proprio questo contrasto si ritrovi in queste megattere, che, pur essendo pesanti (fino a 40 tonnellate), sono immerse in un’atmosfera aerea e misteriosa.
Le megattere sono creature archetipiche, come se appartenessero a un tempo che precede la storia dell’arte, quasi a richiamare quelle pitture preistoriche delle caverne di Lascaux. Le forme essenziali di queste creature marine si stagliano sullo sfondo, un po’ come se volassero, creando un collegamento tra l’acqua e l’aria, tra il profondo e il leggero. È questo tipo di connessione impensabile che Marco Magrini amava esplorare: il contrasto tra la realtà fisica e la sua trasfigurazione immaginaria.
Un altro gruppo significativo di opere in mostra è quello delle Isole felici?, una serie di lavori su carta che trattano dell’isola come simbolo dell’immaginario e della separazione. Queste “Isole felici?” sono del tutto immaginarie, luoghi che sembrano sfuggire a una definizione precisa, e il punto interrogativo nel titolo suggerisce un dubbio, una riflessione sulla possibile felicità che queste isole potrebbero rappresentare, o viceversa sul loro potenziale come prigioni del pensiero. Tra le opere di questa serie troviamo la Fontana di vita, ispirata al Libro egiziano dei morti, che rappresenta un luogo tra la vita e la morte, dove l’acqua è alimentata da sorgenti fiammeggianti custodite da semidei guardiani dalle fattezze di babbuini. Questo mondo visivo immaginario si mescola con la cultura egizia, ma anche con una riflessione più profonda sul concetto di separazione e fusione tra il regno dei vivi e quello dei morti.
Guerrieri e giochi di contrasti: il corpo e le ombre
Il terzo gruppo di opere in mostra si concentra sui guerrieri, un tema che attraversa tutta la produzione di Magrini e che è stato elaborato in una serie di sculture e lavori su carta che esplorano il conflitto tra violenza e gioco, tra mito e realtà. In Guerriero e ombra, una scultura del 1997, il corpo del guerriero è messo in relazione con la sua ombra, un’ombra che non è solo una proiezione, ma un’alterità che arricchisce la forma. È la capacità di Magrini di fondere la potenza del corpo umano con quella della memoria e delle immagini riflesse. I guerrieri che popolano la sua arte non sono eroi da celebrare, ma figure che convivono con il loro destino, pacificati da un’elaborazione delle loro contraddizioni.
A queste sculture si aggiungono anche le sue pitture che mettono in scena il contrasto tra il pericolo delle armi e la morbidezza delle linee e delle ombre. In questo caso, le ombre non sono minacciose, ma si pongono come elementi morbidi e gentili, che contrastano con le forme acuminate e affilate di coltelli e lame. Magrini indaga così la dicotomia tra l’aggressività fisica e la fragilità dell’esistenza umana, un conflitto che si risolve in un equilibrio precario, ma affascinante.
Un’arte che va oltre il visibile
La mostra “Collegamenti impensabili” non è solo un tributo a Marco Magrini, ma anche un invito a esplorare il mondo oltre la superficie. È un’occasione per riflettere sul modo in cui l’artista ha saputo creare legami tra elementi e concetti che, separati, sembrano inconciliabili, ma che, uniti, danno vita ad linguaggio artistico del tutto personale. Magrini sa trasportarci in un mondo dove il visibile non è mai solo ciò che vediamo, ma un punto di partenza per immaginare, per pensare, per sentire oltre il concreto.
Questa mostra, le cui opere sono state selezionate con attenta sensibilità e con rispetto da Cristiano Capasso, Fabio Cereda, Rebecca Rorster, Sara Magrini, Patrizia Serra e Nanni Varale, è un invito a vedere l’invisibile, a considerare possibile nella realtà collegamenti impensabili.
Marco Magrini
Collegamenti impensabili
6 Marzo – 5 Aprile 2025
Galleria Spaziotemporaneo
Via Solferino 56
20121 Milano
Tel. e fax +39 02 6598056
La galleria è aperta al pubblico dal martedì al sabato dalle ore 16.00 alle 19.30
e-mail: spaziotemporaneo@tiscali.it