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Oltre 186 – Novembre-Dicembre 2020

Oltre 186 – Novembre-Dicembre 2020

Interpretando il sentimento comune di voglia di ritorno alla “normalità”, appena la lunga vicenda del coronavirus sarà solo un brutto ricordo, Oltre in questo numero parla di musica e dei luoghi preposti ad accoglierla e divulgarla. Ritorna, con la stessa invincibile tenacia dei camminatori, sull’Appennino, per la ricognizione delle statue issate sulla sommità delle cime più alte, memorie e meta di un pellegrinaggio che cambia nel tempo.

Silenziati dall’emergenza sanitaria, ma non spenti completamente, alcuni luoghi deputati alla musica, agli incontri con artisti emergenti o affermati, con vere icone o nuove promesse, continuano, sotto tono, a far parlare di sé.
A Pavia Spaziomusica, una istituzione nella storia della fruizione musicale, cerca una nuova casa. In Oltrepò la Parrocchia del blues, nata da appena cinque anni, registra sempre maggiori consensi benché in pausa forzata. Il vento funesto della pandemia, sembra aver soffiato forte sulle certezze più radicate. Una fra queste, il “fare e ascoltare” musica, in luoghi che non siano improvvisati ma che ne diventano custodi, palcoscenici attivi che, come carta assorbente, accumulano note e ricordi per renderli in ambienti speciali dove riconoscersi.
Umberto Petrin presenta “Plastikwind”, ultima fatica discografica, ma esclusivamente in streaming.
Roberto Cifarelli, che abbiamo incontrato ad “Atmysphere”, mette in stand by la mostra fotografica “The black square” appena aperta al Blue Note di Milano

Nella prima metà del Novecento l’intensa attività scultorea Antonio Minghetti accoglie e rielabora sapientemente le sollecitazioni del suo tempo. Carattere schivo e riservato, con la tensione verso un’ideale di perfezione irraggiungibile, lo scultore non ha mai tradito la sua missione d’artista, realizzandosi nella dimensione locale di una città come Voghera, ma sapendo anche portare la sua opera in luoghi lontani come la Terra Santa, grazie a proficue collaborazioni.

Ancora s’indugia nell’arte con la vicenda umana e artistica di Elena Salvaneschi, pittrice di origini pavesi, attiva tra il primo dopoguerra e gli anni Cinquanta del secolo, che alcune iniziative espositive, tenutesi negli ultimi due decenni a Firenze, hanno riportato alla luce e con il percorso composito e intenso del contemporaneo Gianni Bailo.

Gli appunti sul taccuino rosso di Cinzia Montagna ci portano a conoscere Sara Spalla, di professione pastora. Un lavoro arcaico che trova, nel rapporto intenso con la natura, nei silenzi dei pascoli, un fascino ancora oggi indiscutibile.

Così come indiscutibile è il fascino del camminare sui monti dell’Appennino descritti da Alessio Schiavi che offre spunti diversi di conoscenza: i simboli religiosi che, nel tempo, si sono trasformati nella carta d’identità delle cime, nonché in meta, pretesto per raggiungerle.