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Oltre n. 188 Marzo – Aprile 2021

Oltre n. 188 Marzo – Aprile 2021

Dopo circa 200 km i partecipanti al Giro d’Italia, saranno in Oltrepò per il rush conclusivo della 18ª tappa, concedendosi un anello “turistico-sportivo” tra i vigneti.

Apochi mesi dall’edizione 2020 che si è consumata a ottobre senza la partecipazione del pubblico, a causa dello stravolgimento Covid-19, ci siamo. E questa volta si torna a gareggiare a maggio. E 27 anni dopo si arriva anche in una città dell’Oltrepò che ama il ciclismo da sempre. La tappa di Stradella che scatterà da Rovereto e arriverà in Oltrepò attraverso i Colli Piacentini (da Zenevredo), sarà la più lunga del Giro 2021, 228 km, con un finale nervoso e alcuni strappi come la salita di Cigognola, detta della Panizza, capace di fare la differenza. Come dice Eugenio Berzin che l’ha provata con ebike, di gran moda su queste strade: “Sarà interessante e per nulla scontata. Potrebbe arrivare una fuga, se il gruppo lascerà fare, ma siamo anche alla fine del Giro e ci sarà il controllo della squadra della maglia rosa a dettare condizioni speciali. In ogni caso – conclude Berzin – non è una tappa facile e solo da velocisti come recita il Garibaldi perché piena di condizioni capaci di fare la differenza”. Dalla lunghezza del percorso, al saliscendi collinare degli ultimi 38 km. Con un dislivello di circa 800 metri, il mangia e bevi (rigorosamente made in Oltrepò, vista la partecipazione e sponsorship del Consorzio Tutela Vini), la fa diventare una tappa adatta a corridori moderni (e antichi) come Peter Sagan o Vincenzo Nibali.

Occasione, in attesa di un maggio che si attende tutto da festeggiare, dopo i lunghi mesi di chiusure, per ripercorrere la storia di un evento su due ruote a cui generazioni di persone, di tutte le estrazioni sociali, hanno assistito e partecipato. Il rito della grande gara ciclistica, il Giro d’Italia, è stato da subito e per sempre il fatto straordinario che passa vicino a casa, l’ospite gradito, mai inatteso perché il suo arrivo è annunciato dai media con largo anticipo e da quel momento, chi ambisce a vederlo passare, lo attende con crescente passione.
È la penna di Angelo Vicini, storico locale, che ci restituisce l’impatto di un fenomeno sportivo sull’ambiente sociale e umano di questo territorio, indugiando anche sulla figura dei fratelli Zonca che, sponsor lungimiranti, dagli anni ‘60 hanno siglato la lunga epopea di “Zonca Voghera” e “Zonca Lampadari” sulle maglie bianco-blu, e sul campione d’inizio secolo XX Luigi Lucotti, ciclista vogherese.

Il ciclismo, con la sua rudezza, la sua fatica, ritorna anche nelle pagine dedicate all’arte. Come ci racconta Manuela Bonadeo, infatti, il campionissimo Fausto Coppi è stato uno dei temi ricorrenti nella pittura di Piero Leddi, condensato in due cicli principali datati 1963-1964 e 1973, ma ripreso con regolarità nei quasi cinquant’anni di ricerca successivi, immagine-strumento per capire se stesso e la storia secondo un metodo consueto per l’artista.

Arte, ancora, nelle pagine firmate da Antonella Bruni che “entra” nei dettagli del San Michele e il Diavolo, il dipinto custodito nella collezione Gallini a Voghera, Virginio Giacomo Bono con le fotografie di Giuseppe Pellizza da Volpedo scattate da Davide Cicala, e Mauro Galli attraverso la presentazione di Alfredo Prosa, divisionista ispirato tra la Lomellina e i monti.

Lia Giachero, con l’arguzia che le è propria, ha intervistato la scrittrice monferrina Raffaella Romagnolo e rende vivacemente i perché di una scrittura intrigante, che si rinnova ad ogni nuovo lavoro, sfuggendo all’incasellamento di un genere predefinito.

Alessio Schiavi termina, con la terza “puntata”, il cammino sulle vette delle Quattro Province alla scoperta delle icone, siano esse statue, croci, o antenne, che le identificano, raccontandone i momenti della posa con il concorso delle genti. Un andare a ritroso che diventa studio antropologico, sottile e commovente comprensione del sentimento della montagna che è inscindibile da una certa sacralità, dal sentirsi piccoli al cospetto della Natura.

Sulle prime alture della Valle Staffora, ci accompagna Fabio Draghi che, invece, suggerisce un breve itinerario, da compiersi in poche ore, eppure ricchissimo di suggestioni, tra Ponte Nizza e Sant’Alberto di Butrio, per stupirsi delle tante emergenze geologiche e naturalistiche.

Il verde, come sempre raccontatoci con sapienza ed eleganza da Virginia Saba, in questo numero, sconfina dal giardino all’interno di una casa ad Alzano Scrivia. Si tratta delle orchidee collezionate da Maria Tabbone, in numero considerevole di specie, colori, forme, posizionate là dove la sua perizia intuisce sia l’angolo migliore per luce e temperatura… per un risultato di sorprendente raffinatezza, insospettabile nel piccolo borgo della Bassa Valle Scrivia.

Non mancano i sapori, anche su questo numero. La ricetta che proponiamo, è suggerita da Chiara Onida, allevatrice e produttrice di formaggi caprini di alto livello qualitativo che si cimenta in invenzioni culinarie delicate e all’insegna di una corretta alimentazione che non disdegna il gusto e la piacevolezza.