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Oltre n. 198 Novembre-Dicembre 2022

Oltre n. 198 Novembre-Dicembre 2022

Ci sono poche settimane all’anno in cui la Lomellina è davvero bella, ed è quando, d’aprile, il cielo trascorso da nubi si riflette sulle risaie allagate e a settembre, quando guidare o camminare sulle strade minori, permette di immergersi in un panorama dorato, come di grandi lenzuoli adagiati al sole. Per il resto dell’anno e delle stagioni, è una zona per viaggiatori sofisticati, alla ricerca di nuove tessere per ricomporre il grande mosaico della storia.

Aiuta gli insaziabili ricercatori, questo numero di Oltre che dedica il Primo Piano alla zona più occidentale della Provincia di Pavia e porta i lettori su un ideale itinerario di trenta chilometri costellato di edifici storici, a testimonianza di un passato che vide queste terre teatro di vicende e passaggi illustri, ma anche raccolte d’arte, spunti fotografici, sculture, a raccontarne l’attrazione suscitata in chi ha o aveva dimestichezza con il linguaggio delle arti.

A ottant’anni dalla morte di Maragliano, Virginio Giacomo Bono torna a parlarne in una veste insolita, guardandolo come anticipatore del moderno modello esistenziale che l’antropologo Vito Teti chiama la “restanza”. Salvare la natura circostante, ricomporre l’ambiente devastato in cui si vive, ritrovare un rapporto autenticamente umano con la gente, col vicino di casa troppo spesso sconosciuto, affidare le pene al soccorso di una religione millenaria: sono questi i “valori” a cui si appiglia la società inquieta e impaurita del terzo millennio. E Alessandro Maragliano (Voghera, 6 novembre 1850 – Napoli, 22 febbraio 1942), con i suoi versi dialettali, con le sue ricreazioni saporose di terra e di paesana concretezza e serenità, pur nella pochezza di beni materiali, con la sua passione di dialettologo e storico della sua città, porta fuori dall’omologazione in cui si è vissuti per molto tempo, fidando nella favola di un inarrestabile “progresso” che si è rivelato catastrofica imprevidenza.

I riflettori si riaccendono anche su una presenza architettonica molto importante nel panorama storico-culturale di Lombardia. È il castello Botta Adorno a Branduzzo, oggetto di un progetto di restauro che ne prevede il consolidamento e il ripristino delle parti più ammalorate, affinché continui ad essere un bell’esempio, originalissimo, di ibrido, un poco castello e un poco palazzo, legato indissolubilmente alla proprietà fondiaria di cui era vassallo.

L’arte dedica pagine a Mario Patri il cui settantesimo anniversario della scomparsa, intervenuta nella sua Tortona, dopo lunga malattia, il 5 gennaio 1952, viene a coincidere col quarto di secolo trascorso dalla grande mostra (Mario Patri pittore. La dimensione del silenzio) che la città gli dedicò presso l’oggi finalmente ripristinata Sala Giovani del Teatro Civico nel dicembre 1997.

L’interesse per il verde che ci circonda, ci ha condotti a riandare in Alta Valle Staffora, al cospetto dei grandi patriarchi, monumenti vivi, castagni secolari, altrimenti detti “alberi del pane”. Della loro lunga vita e dell’interazione con l’uomo, si raccontano curiosità e aneddoti.

E sempre sulle alture dell’Appennino, continua il viaggio tra i sapori, la natura e la storia delle osterie che hanno rappresentato un punto di sosta rigenerante, spesso salvifico. Nell’occasione ci siamo fermati a Capanne di Carrega.

Per la tavola delle feste, suggeriamo una ricetta generosamente condivisa dai cuochi del castello di San Gaudenzio e, nel bicchiere, le bollicine da Pinot Nero firmate Ballabio.