Sulla vetta sacra del Monte Penna
Nella buia foresta in cui si inoltra il sentiero che sale al Monte Penna c’è una magica atmosfera. Vetta cara agli dei, come pensavano le antiche popolazioni liguri o celtiche, che l’avevano dedicata al dio Pen. I suoi abeti bianchi, numerosi quanto i faggi nei boschi dell’Appennino, sono stati materia prima nei secoli passati per i remi da galea fabbricati nei cantieri navali di Chiavari.
La montagna dal profilo tagliente domina sulle valli d’Aveto, Taro e Ceno. Negli anni Trenta del secolo scorso sulla cima vi è stata costruita una piccola cappelletta e posta una statua della Vergine col Bambino; nelle giornate dal cielo terso, da lassù lo sguardo offre un panorama che può includere perfino l’arcipelago toscano, la Corsica e le Alpi Apuane.
“Tra il mare e il monte vi è uno stretto legame, quel legame che unisce, l’una all’altra, le cose grandi. E chi sale un monte, prima di ogni altra cosa, cerca il mare.
Triste è il monte che non ha vista sul mare!”
Taccuino di viaggio pubblicato nel 1880 da Giovanni Mariotti.
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