Oltre 187 Gennaio – Febbraio 2021
Continuiamo il viaggio nel mondo musicale, iniziato nel numero 186 e particolarmente penalizzato dalle restrizioni antipandemiche. Ci sorprende come la musica, per mezzo dei suoi estimatori, riesca a trovare sentieri inauditi per esprimersi e luoghi da eleggere a icone di se stessa. Ne troviamo esempi nel piccolo borgo di Gavazzana e in quello di Retorbido, entrambi diventati palcoscenico di manifestazioni legate a generi musicali considerati di nicchia, Blues e Jazz, che non fanno rimpiangere i locali storici della musica milanesi.
Altrettanto sorprendente è l’iperbole artistica di Fabrizio Poggi, musicista, cantautore e scrittore vogherese che del folk, e soprattutto del blues, è apprezzato interprete a livello mondiale.
Trait d’union che introduce gli argomenti d’arte, è il poliedrico, creativo, Mariano Bellarosa, che predilige il “qui e ora”, l’unicità, l’irripetibilità, della performance: espressione artistica che, come il teatro, crea opere immateriali. All’arte è arrivato anche indugiando nella musica degli anni’80, elemento del gruppo Cloudy Doll, una realtà stradellina che strizzava l’occhio alle influenze americane. Lorenzo Alagio, Mariano Bellarosa e Claudio Nielsen Gavina, fondatori dell’equipe, trovavano nei Cloudy Doll una sintesi alle loro affinità già espresse nell’arte visiva, nella scrittura e nella performance.
Come spesso accade, il restauro di un dipinto di cui si ignora l’autore può essere la chiave di volta che dà l’avvio a studi e analisi utili a chiarirne la genesi e la storia. Nel più fortunato dei casi può portare all’individuazione dell’artista e del periodo di esecuzione. È quanto è accaduto per le Nozze mistiche di Santa Caterina, opera cinquecentesca di Lucrezia Quistelli nella chiesa di Santa Maria e San Pietro in Silvano Pietra. Ne scrive Antonella Bruni, in occasione dell’esposizione della tela alla mostra “Le Signore dell’Arte. Storie di donne tra ‘500 e ‘600” a Palazzo Reale a Milano.
Il giardino nel quale Virginia Saba ci accompagna, spiegandoci le essenze e cogliendone lo spirito, è lontano da codificazioni stilistiche, privo di inprinting d’autore, eppur glorioso della sua singolare bellezza. Si trova su una modesta altura alla periferia sud-ovest di Stradella, nell’antica località di Montalino, dove si propone come biglietto di visita (o antipasto sensoriale?) per chi ha scelto un tavolo al “pizzorante” La Lanterna Preziosa, che si raggiunge percorrendone un breve tratto.
L’Appennino, in questa stagione di nevi, tentativi di sport invernali delusi, riempie numerose pagine. In un primo articolo, Mirella Vilardi tenta di dare voce alle foto scattate da Pier Luigi Casanova su un inedito Monte Chiappo, raccontando di come la camminata sulle pendici di una delle vette più alte dell’Appennino delle Quattro Province può tasformarsi in viaggio interiore suggestionato da vedute superbe che pongono interrogativi profondi e restano vive nel ricordo. Occasione per vedere sotto una luce diversa, quella del cielo in tecnicolor, un rifugio abbandonato, la statua di un santo falegname, le discese, le salite, il mare non così lontano, la piccolezza umana davanti alla magnificenza della natura.
Limitandosi alle montagne dell’Appennino delle Quattro Province, sospese tra un passato rurale da ricordare ma ormai tramontato ed uno sviluppo turistico sempre da incentivare e promuovere, Alessio Schiavi riprende il racconto delle vicende che, mosse dal sentimento religioso, di fede e sacralità, suscitato nelle popolazioni delle vallate, dei paesi lungo i loro versanti e delle città vicine, hanno portato a issare statue e simboli sulle sommità dei monti dei quali sono diventati elemento distintivo.
Giorgio Pieri presenta un gelato, magico, quasi di vetro, Monte Figne, raggiunto e fotografato in un giorno d’inverno in cui le condizioni meteorologiche avevano creato lo stratificarsi di veli di galaverna: un fenomeno creato dalla pioviggine molto fine, poco più consistente della nebbia, che le temperature sotto lo zero trasforma in tanti piccoli aghetti di ghiaccio aggrappati all’erba, agli alberi e ad ogni facile appiglio.
Le curiosità sul convivio a tavola, ci portano nell’abitato di San Ponzo, a scoprire una ricetta vegana proposta da Maria e Davide de La Cena di Pitagora e a Mairano di Casteggio dove la Tenuta Le Fracce ha dedicato al neonato museo dell’Art Brut, un Metodo Classico Brut ottenuto da Chardonnay.
Non mancano segnalazioni di novità editoriali, di mostre che azzardano timidi tentativi verso la normalità.